Le scelte di asset allocation degli investitori istituzionali italiani

Gli scenari geopolitici, economici e finanziari con cui i player istituzionali sono chiamati a confrontarsi sono in continuo mutamento: com'è cambiata negli ultimi anni l'allocazione di portafoglio secondo i dati dell'Undicesimo Report Itinerari Previdenziali

Michaela Camilleri

Per gli investitori istituzionali, il 2023 è stato un anno di parziale recupero, dopo le pesanti perdite registrate nell’anno precedente a causa dell’andamento negativo dei mercati finanziari, tanto sul fronte azionario quanto su quello obbligazionario. Nel primo semestre 2024 le performance si sono mantenute in territorio positivo ma gli scenari internazionali continuano a risultare tutt’atro che stabili e prevedibili.

Come si è evoluta, dunque, l’asset allocation degli investitori istituzionali in questo contesto di continuo mutamento? L’Undicesimo Report Itinerari Previdenziali consente di fotografare la composizione del portafoglio di fondi pensione, Casse di Previdenza, Fondazioni di origine Bancaria e Compagnie di Assicurazione, al 2023 e di verificarne la recente evoluzione.

 

I fondi pensione negoziali e preesistenti

Dopo la pesante contrazione registrata lo scorso anno (-6,46%) a causa dell’andamento negativo dei mercati, a fine 2023 il patrimonio dei fondi negoziali torna a crescere, attestandosi a 67,875 miliardi di euro. Dalla ripartizione per asset class di questo patrimonio, la cui gestione è quasi totalmente esternalizzata tramite mandati, risulta ancora preponderante la componente di titoli di debito, pari al 57% del totale gestito e in aumento rispetto al 2022 e al 2021, per effetto prevalente della crescita dei titoli di Stato esteri. Nel dettaglio, i titoli di Stato rappresentano il 38,7% delle risorse in gestione, di cui il 31% emessi da Stati esteri, mentre le obbligazioni corporate ammontano al 18,4%, stabili rispetto allo scorso anno, con una componente domestica pari solo all’1,2%. 

Figura 1 – Il portafoglio gestito dei fondi negoziali

Figura 1 – Il portafoglio gestito dei fondi negoziali

Fonte: Undicesimo Report Itinerari Previdenziali

Negli ultimi anni un numero crescente di fondi negoziali ha implementato la cosiddetta “gestione diretta”, per un ammontare pari a 550 milioni di euro nel 2023. Si tratta principalmente dell’acquisto di quote di FIA nei settori delle infrastrutture, del private debt e del private equityL’esposizione ai mercati privati è aumentata anche per effetto dell’assegnazione di nuovi mandati alternativi: a fine 2023 risultano in essere 26 convenzioni di gestione in FIA, sottoscritti da 11 fondi per circa 900 milioni di euro.

Anche le risorse destinate alle prestazioni in capo ai fondi preesistenti tornano a crescere nel 2023, attestandosi a67,115 miliardi di euro. A differenza dei negoziali, questo patrimonio viene gestito per oltre il 60% in via diretta. Analizzando il portafoglio dei 37 fondi del campione rappresentativi del 93% del patrimonio totale dei preesistenti, emerge come oltre il 70% degli investimenti diretti sia rappresentato da polizze assicurative di ramo I o ramo V, per un ammontare pari a circa 28 miliardi di euro e un peso stabile nel tempo. L’incremento più significativo si rileva nella quota investita in FIA, con l’immobiliare che rappresenta ancora il comparto preponderante, seppure in costante riduzione dal 71% del 2019 al 37,5% del 2023, seguito dal private equity che si stabilizza al 23%, dalle infrastrutture (dal 9,6% del 2021 al 13%) e dai fondi a impatto sociale che si attestano all’8%. Venendo al portafoglio gestito tramite mandati, rispetto al 2022 si rileva un recupero generalizzato degli investimenti grazie alla ripresa dei mercati finanziari sia obbligazionari che azionari. In particolare, i titoli di Stato esteri passano dal 21,9% del 2022 al 24,3% e le azioni estere dal 23,9% al 26,45%.

 

Le Casse Privatizzate dei liberi professionisti

Nel 2023 le Casse di Previdenza gestiscono un patrimonio di 107 miliardi di euro, in crescita del 6,3% rispetto all’anno precedente: di questi 107 miliardi, circa l’83% viene gestito direttamente e solo il 17% affidato a società di gestione tramite specifico mandato. Negli anni si è riscontrata una tendenza sempre più diffusa a ridurre il peso dei mandati, ricorrendo anche alla costituzione di fondi o veicoli dedicati per la gestione sia della componente immobiliare sia della parte liquida del portafoglio. Guardando alla ripartizione per asset class degli investimenti diretti, si nota come quasi il 60% del totale sia investito in strumenti del risparmio gestito (OICR, FIA, ETF, veicoli dedicati).

Nel confronto con gli anni precedenti, prosegue il calo degli immobili detenuti direttamente che sono stati via via fatti confluire in fondi d’investimento dedicati e si registra un aumento significativo dei titoli di debito, soprattutto per quanto riguarda la componente domestica, che arrivano a pesare per il 14% sul totale. I fondi alternativi rappresentano oltre il 20% del totale degli investimenti diretti, con il peso della componente immobiliare che rimane ancora preponderante (61%), ma registra anche per il 2023 una riduzione significativa a vantaggio di asset class come il private equity (13,6%), private debt (6,9%) e infrastrutture (7,9%). 

 

Le Fondazioni di origine Bancaria

Le 86 Fondazioni di origine Bancaria gestiscono un patrimonio di 48,5 miliardi di euro, in crescita rispetto ai 47,6 miliardi del 2022 e ai 47,4 miliardi del 2021. In termini di ripartizione per asset class, una quota importante del patrimonio è investita nella banca conferitaria, anche se il relativo peso è in costante riduzione e per il 2023, per il campione di 32 Fondazioni incluse nel Report rappresentative dell’88% del totale attivo, è pari al 23,84%. Oltre alla banca conferitaria, i cosiddetti impieghi istituzionali delle fondazioni sono rappresentati dalle partecipazioni in CDP e Fondazione Con il Sud per una quota rispettivamente pari al 3,49% e 0,37% dell’attivo. Solo lo 0,61% circa è affidato in gestione tramite mandato e il restante 71,7% è relativo a investimenti diretti.

La gestione degli investimenti è cambiata molto nel corso del tempo: si ricorre sempre meno alle gestioni patrimoniali e si consolida la tendenza all’utilizzo di fondi o veicoli dedicati a una singola Fondazione o a un gruppo di Fondazioni, di natura prevalentemente multi-asset, arrivando a rappresentare il 37,36% dell’attivo.  Il grado di diversificazione degli investimenti è poi molto elevato: il 47% è allocato in prodotti di gestione collettiva (fondi comuni tradizionali, alternativi, ETF, veicoli dedicati inclusi); i titoli azionari e le partecipazioni (al netto di quelle strategiche) rappresentano l’11% del totale attivo e i titoli di Stato il 2,8%, in crescita rispetto al 2022 per via dell’aumento consistente dei titoli di Stato italiani, il cui peso è raddoppiato dall’1,23% del 2022 al 2,46% del 2023 (1,05 miliardi di euro).

 

Le Compagnie di Assicurazione

Nel 2023 gli investimenti del settore Vita delle Compagnie di Assicurazione relativi alle polizze tradizionali della classe C sono ammontati a 608 miliardi di euro. Guardando all’allocazione, l’investimento prevalente è nell’obbligazionario (quasi 474 miliardi), di cui il 70% investito in titoli di Statoseguito da 98 miliardi di quote di fondi comuni e 32 miliardi di azioni. Negli ultimi dieci anni il patrimonio Vita della classe C è aumentato di circa 170 miliardi, da 441 a 608 miliardi, con una crescita media di circa 20 miliardi l’anno. A questo sviluppo ha contribuito in modo particolare e per oltre 100 miliardi la parte investita in obbligazioni, il cui peso è però diminuito dall’83,5% del 2014 al 77,8% del 2023, seguita dai fondi comuni che sono cresciuti nello stesso periodo del 222% per circa 70 miliardi, con un peso passato dal 6,8% del 2014 al 16,1% del 2023. 

Figura 2 – Composizione degli investimenti del settore Vita, classe C
Figura 2 – Composizione degli investimenti del settore Vita, classe C
Fonte: Undicesimo Report Itinerari Previdenziali

Una tendenza che, nonostante il ritorno di attrattività dei titoli di Stato, dovrebbe proseguire nei prossimi anni soprattutto per la quota investita in fondi alternativi, anche ai fini di una diversificazione dei rischi, di una maggiore decorrelazione e di un sempre più crescente interesse negli investimenti sostenibili e nell’economia reale domestica. 

Michaela Camilleri, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali

15/10/2024

 
 

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